La Cia dell'Umbria ha presentato una petizione alle Autorità
Ormai è allarme rosso. Esasperati dalle continue incursioni dei cinghiali nelle loro aziende, un consistente gruppo di agricoltori dell'Alta Valle del Tevere, aderenti alla Cia dell'Umbria, ha presentato una petizione alla presidente della Regione, all'assessore ad Agricoltura e Caccia, al prefetto di Perugia, al presidente della Provincia ed ai sindaci dei Comuni più colpiti per chiedere interventi urgenti e straordinari di contenimento. Le azioni fin qui messe in opera si sono rivelate perfettamente inutili. Persino il prelievo venatorio si è dimostrato inefficace; a pochi giorni dalla chiusura della caccia, infatti, quando dovrebbe essere evidente un calo della loro presenza, i cinghiali continuano ad imperversare nelle campagne e si susseguono le segnalazioni di danni alle coltivazioni. La situazione è veramente insostenibile anche per le oggettive difficoltà in cui versano le imprese agricole, alle prese con problemi vecchi e nuovi accentuati dagli effetti della generale crisi economica in atto da anni. Gli agricoltori dell'Alto Tevere stanno seriamente pensando, quindi, di non effettuare le semine primaverili, consapevoli che il frutto del loro lavoro e dei loro investimenti andrà in pasto ai cinghiali. Al colmo dell'esasperazione, pertanto, hanno sottoscritto una petizione, l'ennesimo grido d'allarme ma anche un richiamo alle Autorità competenti a non perseverare nella sottovalutazione di tali circostanze ed a mettere in campo immediatamente, a partire dalla discussione che si terrà domani nella Consulta Faunistico-Venatoria sul Regolamento per la caccia al cinghiale, azioni straordinarie di contenimento della specie. Questo per consentire non solo agli imprenditori agricoli, ma anche a tutti coloro che vivono ed operano nelle zone rurali (numerosi gli incidenti stradali causati dai cinghiali), di vivere serenamente e di svolgere normalmente le loro attività.
Perugia, 10 marzo 2015