Chieste regole chiare e stabili per consentire agli imprenditori di investire
Discutere le problematiche del settore e il Piano zootecnico, preadottato dalla Giunta regionale. È stato questo l’obiettivo dell’incontro che si è svolto, giovedì 25 luglio, al Park hotel di Ponte San Giovanni, a Perugia, e che ha visto protagoniste Cia Umbria e Confagricoltura Umbria. Al tavolo, infatti, Domenico Brugnoni, presidente di Cia Umbria e Marco Caprai, presidente regionale di Confagricoltura, a confronto con l’assessore alle politiche agricole e agroalimentari della Regione Umbria, Fernanda Cecchini. “La posizione di Cia Umbria – ha detto Brugnoni - è di grande attenzione riguardo al settore zootecnico, un patrimonio per la società civile, che sta subendo diverse pressioni a livello economico e normativo. È opportuno essere vigili rispetto alle dinamiche e alle regole che lo interessano. Per questo chiediamo all’ente regionale semplificazione normativa e certezza per le aziende zootecniche che vogliono continuare a produrre e investire. Chiediamo un Piano che rappresenti un riferimento valido anche per la prossima programmazione regionale di sviluppo rurale 2014-2020”. “Quello che chiediamo per il settore della zootecnia – gli ha fatto eco Caprai – sono regole certe, semplici, stabili e di lungo periodo, per garantire la libertà alle imprese di continuare a produrre e poter pianificare. Non si può concepire, per esempio, come è stato fatto, un intervento che basa le prospettive del settore sulla proroga di una scadenza prevista dal piano di tutela delle acque. Questo è un modo ancora oggi di trattare il fare impresa, di fare economia a cui non possiamo stare e lo dobbiamo dire. Chiediamo, per questo, innanzi tutto, un piano strategico di lunga durata e poi delle norme, anche in un quadro di sostenibilità ambientale, che permettano agli imprenditori di fare i loro investimenti e raggiungere i loro obiettivi”. Le associazioni ritengono necessario, che, rispetto al Piano zootecnico preadottato, venga approfondita la questione ambientale. Chiedono, poi, una normativa che garantisca di poter mantenere o incrementare gli allevamenti e la condivisione da parte dell’ente regionale con gli operatori della filiera degli scenari futuri che si prospettano per il settore. Hanno, inoltre, sollevato alcune problematiche, per le quali si chiedono risposte, come la non competitività dell’Umbria perché ha costi di produzione più alti, rispetto ad altre regioni italiane, dovuti anche ai problemi logistici per l’approvvigionamento delle materie prime. Una questione centrale è risultata quella dello smaltimento dei reflui che possono diventare, nell’opinione di Cia e Confagricoltura dell’Umbria, una risorsa se si pensa ad un loro riutilizzo in agricoltura. “Il Piano zootecnico – ha detto l’assessore Cecchini – cerca di indagare fino in fondo i connotati del settore nella regione per renderlo più moderno e funzionale, con la possibilità di dare ai cittadini una carne qualificata, certificata e che possa competere nei mercati. Fin qui la concertazione è avvenuta con una platea molto qualificata che ha compreso anche rappresentanti della zootecnia umbra in termini di associazioni agricole, ma anche di professionalità dell’Università degli Studi di Perugia. Da oggi inizia un seconda fase di partecipazione, quella più vera con il mondo produttivo degli allevatori. L’obiettivo è quello di affermare che in Umbria si può e si deve continuare ad allevare, i bovini, i cavalli e gli ovicaprini perché la tradizione, i connotati del territorio e tutto lo spazio rurale hanno bisogno delle imprese agricole che allevano per essere presidiati”.
Perugia, 26 luglio 2013