Le osservazioni presentate nei confronti dell'attuale ipotesi progettuale per mitigare il traffico nei quartieri di Orvieto Scalo e Sferracavallo
ORVIETO - Un secondo stralcio della Complanare che, di fatto, «non diverge molto dal precedente» in fatto di sottrazione di suolo a vocazione agricola pregiata. Niente da fare secondo Costantino Pacioni, presidente Cia Agricoltori italiani di Orvieto, sul progetto di fattibilità tecnica per la realizzazione del nuovo stralcio stradale della complanare, approvato lo scorso giungo dalla giunta comunale di Orvieto.
Un'arteria che dovrebbe collegare la SS 71, il castello autostradale e la SS 205 e attorno al quale si è già acceso un vivo dibattito tra le forze politiche, in particolare per chiedere una variante per ridurre il consumo di suolo e non impattare su aree di pregio e a vocazione agricola.
Tra le osservazioni presentate nei confronti dell'attuale ipotesi progettuale nei giorni scorsi dai proprietari terreni e dalle associazioni, il fatto che la Complanare risulti come elemento di impatto sul paesaggio e sul territorio agricolo dell'area. «Oltre alla decurtazione di consistenti porzioni di terreno agricolo di pregio – sottolineano ancora dai Cia – l'elemento comune denominatore delle osservazioni è l'impatto che si verrà a determinare sull'unica porzione di territorio, peraltro area protetta, rimasto esente da cementificazione, lungo la vallata del fiume Paglia di fronte alla rupe di Orvieto, non solo dal rilevato della strada, bensì dal corridoio residuale che rimarrà incolto tra la strada e la autostrada parallela».
Tratti interni e centri abitati dove si trovano le tante aziende agricole che da anno sono custodi della biodiversità, lavorano per la tutela dell'ambiente e la valorizzazione dei prodotti tipici dell'Umbria. Come il caso di buona parte del Piano di Paglia dove viene coltivato il Fagiolo secondo del piano, presidio Slow Food. Il tracciato del secondo stralcio, quindi, ha addossato «la nuova strada al rilevato dell'autostrada per soli mille metri, anziché per il suo intero parallelismo. Completa adiacenza che era e rimane, salvo migliori alternative, l'obiettivo delle nostre precedenti osservazioni».
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