Bartolini" Servono nuovi ristori e misure per affrontare le perdite e le spese già sostenute"
Perugia – Prenotazioni cancellate per il Capodanno e l'Epifania negli agriturismi dell'Umbria: la nuova ondata di Covid ha freezato le vacanze natalizie e ha fatto ripiombare gli operatori del turismo in crisi, con disdette che vanno dal 50 al 70% in base alle diverse zone del territorio regionale.
FESTE DI FINE ANNO TRA POCHE LUCI E MOLTE OMBRE
È questa la situazione che Cia Umbria ha riscontrato dopo un'indagine conoscitiva con i propri associati. Dopo un periodo di forte ripresa nella stagione estiva, gli imprenditori del settore agrituristico sono tornati a vivere una fase di totale incertezza dovuta soprattutto all'aumento vertiginoso dei contagi con la variante Omicron che ha sorpreso gli italiani a partire dall'autunno, ma anche a causa della paura stessa di essere contagiati e, ancor di più, per effetto dell'incertezza nel non sapere ancora bene, in modo chiaro, cosa accade qualora si venga a contatto una persona positiva al virus. Le lunghe file per i tamponi, la confusione sui giorni di quarantena, sulle differenze in vigore tra vaccinati e non vaccinati, sulle segnalazioni da avviare in caso di positività alle aziende sanitarie e non solo, hanno intimorito i vacanzieri che alla fine sono rimasti a casa.
Secondo Cia Umbria, si riscontrano però anche lati positivi in queste festività. Si registra, infatti, un vero e proprio boom dei regali di Natale enogastronomici che hanno visto i nostri agriturismi protagonisti assoluti nella realizzazione e confezione di pacchi e cesti golosi da regalare ad amici e parenti e da consumare insieme in famiglia. Inoltre, tra chi ha prenotato le vacanze di Natale la scelta degli agriturismi è risultata quella più sicura in periodo di pandemia, proprio in virtù dei luoghi in cui le strutture agrituristiche sono ubicate: grandi aree immerse nel verde e spesso lontane dal traffico dei centri urbani.
LE RICHIESTE DI CIA UMBRIA
"Ciò nonostante, - afferma il presidente Cia Umbria Matteo Bartolini - oggi i nostri imprenditori agrituristici rivivono una nuova fase di stallo che non permette di programmare investimenti per la prossima stagione primaverile ed estiva, dal momento che nessuno sa con certezza se ci saranno nuove varianti che colpiranno l'Italia e che tipo di soluzioni adatteranno i governatori nazionali e regionali. Per questo, come Cia Umbria chiediamo nuovi ristori e sostegni economici per i titolari di strutture turistico-ricettive in modo da ammortizzare le spese sostenute per mandare avanti gli agriturismi, sia a livello di manutenzione ordinaria che come gestione delle fattorie annesse, con tutte le necessità quotidiane per la cura e il benessere degli animali, così da poter affrontare le nuove perdite registrate".
IL DATO NAZIONALE E L'AGRIDELIVERY
Oltre due italiani su tre si preparano quindi a festeggiare il Capodanno tra le mura domestiche, con pochi amici e parenti, per una spesa alimentare stimata di quasi 2 miliardi di euro complessivi, in linea con l'anno scorso, tra cenone del 31 dicembre e pranzo del primo gennaio. Mentre solo il 15% degli italiani sceglierà ristoranti per celebrare l'arrivo del 2022. Per il Capodanno all'insegna della tradizione gastronomica umbra, resta l'opportunità della consegna a domicilio di prodotti agricoli freschi, conserve e piatti pronti, che Cia sostiene e garantisce insieme al suo network di produttori con l'Agridelivery, sul portale dalcampoallatavola.it.
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Emanuela De Pinto
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Trevi (Pg) - Oliveti capaci di produrre di più, mantenendo un'elevata qualità e sostenibilità ambientale a salvaguardia di un territorio unico in Italia per la sua biodiversità, ma anche economica per gli imprenditori agricoli che investono nello sviluppo di un nuovo modello di olivicoltura umbra. Grazie al Progetto OMEGA, di cui CIA Umbria Servizi è partner, l'Umbria diventa un modello della moderna olivicoltura in Italia, e non solo. I risultati della sperimentazione durata, nel complesso, quattro anni sono stati presentati in un convegno dal titolo "Modelli per una moderna filiera olivicolo-olearia: produttiva, di qualità e sostenibile", mercoledì 16 dicembre, in un gremito Teatro Clitunno di Trevi, territorio simbolo dell'olivicoltura regionale, al quale ha partecipato anche l'Ass. regionale all'Agricoltura Roberto Morroni. Il progetto si inserisce nel Piano nazionale per il settore olivicolo-oleario del Mipaaf che punta ad incrementare la produzione italiana di olio extravergine d'oliva attraverso il rinnovamento degli impianti e l'introduzione di nuovi sistemi colturali che concilino sostenibilità ambientale ed economica. Obiettivi ripresi e sviluppati dal Progetto speciale per il settore olivicolo-oleario della Regione Umbria e dalla Misura 16.2.1 del Psr 2014/2020, con cui il progetto è stato finanziato.
I RISULTATI OTTENUTI
Attraverso la cooperazione di un polo di imprese agricole e agroalimentari umbre -capofila l'Organizzazione dei produttori olivicoli olive ed olio-, i Dipartimenti di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali (DSA3) e Ingegneria Civile ed Ambientale (DICA) dell'UniPg, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e la collaborazione dell'Istituto per i Sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo e dell'Istituto di bioscienze e biorisorse, è stato possibile acquisire una serie di innovative indicazioni per rendere più sostenibili ed efficienti le attività produttive. "In particolare – ha spiegato il Dr. Franco Famiani, coordinatore scientifico del progetto - sono stati messi a punto dei modelli basati su un sinergico impiego di più tecniche (fertirrigazione, concimi organici, biostimolanti, micorrize) per la gestione dei nuovi impianti intensivi (300-400 piante/ha), realizzati con le varietà umbre più importanti, ma potenzialmente impiegabili con tutte le varietà, che permette di ridurre significativamente il tempo per raggiungere la piena produzione. Sono state, inoltre, individuate le varietà umbre/italiane più promettenti per la realizzazione di nuovi oliveti ad alta densità, contribuendo così ad una via italiana a tale tipologia di impianti. Sono state fornite indicazioni per il miglioramento dell'impollinazione. In aggiunta, sono stati prodotti dei modelli per razionalizzare/migliorare la gestione degli oliveti esistenti, in modo da aumentarne la produttività e la sostenibilità ambientale ed economica. In particolare, sono state prodotte indicazioni per: un'ottimale gestione delle chiome (potatura), in maniera da esaltare le potenzialità produttive degli alberi e la qualità del prodotto ottenuto; un efficace e più sostenibile controllo delle avversità, quali occhio di pavone e mosca delle olive, attraverso una riduzione dell'impiego del rame e un aumento dell'impiego di mezzi di controllo naturali; una più efficiente meccanizzazione della raccolta mediante un'ottimale strutturazione delle piante; una razionale gestione dei tempi di conservazione delle olive, in funzione del sistema di raccolta utilizzato, per non avere negative ripercussioni sulla qualità dell'olio estratto. Infine, - ha concluso Famiani - sono state prodotte conoscenze utili allo sviluppo di nuove tipologie di olio di oliva extravergine di alta qualità, attraverso l'uso di varietà minori caratterizzate da oli con specifiche peculiarità e/o l'introduzione di innovazioni nel processo di estrazione. Indicazioni sono state fornite anche sul packaging per la migliore conservazione della qualità acquisita.
"Oggi - ha dichiarato il presidente CIA Umbria Matteo Bartolini - abbiamo organizzato un momento di riflessione con i massimi esponenti a livello nazionale ed europeo per una coltura che riteniamo essere una delle migliori eccellenze del nostro territorio. È attraverso il trasferimento delle conoscenze dal mondo scientifico alle imprese agricole che riusciamo a migliorare le performance aziendali in tema economico, passando per l'organizzazione aziendale, il lavoro sul campo, l'efficientamento energetico e la qualità del prodotto finale".
Il progetto Omega, ideato nel 2016 e partito ufficialmente nel 2018, terminerà ufficialmente a fine dicembre 2021.
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Emanuela De Pinto
Ufficio Stampa Cia Umbria
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BARTOLINI: SERVONO CONTRATTI PLURIENNALI E SOLUZIONI ALL'AUMENTO DEI COSTI DI PRODUZIONE
LE AZIENDE AGRICOLE DELL'UMBRIA CHIEDONO UN CONTRATTO PIÙ DIGNITOSO IN TERMINI DI DURATA E VALORE ECONOMICO
Perugia – "L'annuncio della Japan Tobacco International Italia di rinnovare il contratto con i produttori dell'Umbria e di acquistare per il prossimo anno, 8000 tonnellate di prodotto proveniente dalla nostra regione e dal Veneto, vale a dire 1.000 tonnellate in più rispetto alla quota acquistata l'anno precedente, è solo una parziale risposta alle enormi difficoltà che negli ultimi tempi stanno vivendo le nostre aziende agricole produttrici di tabacco". Questo il commento del presidente Cia Umbria Matteo Bartolini, alla chiusura della conferenza stampa a Roma.
"Una più attenta analisi dei problemi del settore non può sottovalutare il disagio estremo vissuto dai nostri imprenditori del tabacco causato dall'aumento del prezzo delle materie prime, nello specifico dal raddoppio del costo del carburante per la fase di essiccazione e asciugatura del prodotto; e ancor di più dall'incertezza totale sul futuro di questa coltura anche in vista della futura PAC. L'annuncio di oggi – continua Bartolini – rassicura i nostri produttori solo per un altro anno, ma mancano nell'accordo due punti fondamentali: contratti pluriennali, che noi di Cia Umbria chiediamo da sempre, in quanto sono l'unica base concreta su cui pianificare investimenti da parte delle aziende agricole in tranquillità; e soluzioni per affrontare la questione costi. Sotto questo aspetto, siamo favorevoli a ripartire dal tavolo regionale sul tabacco istituito dall'Assessorato di Roberto Morroni e dall'analisi dei prezzi di Ismea, ma non basta! Una volta certificato un dato costo, occorre che anche la politica, in questo caso il MIPAAF e MEF, trovino il modo assieme ai produttori, al comparto della trasformazione e delle manifatture, di dare la risposta economica che le aziende si aspettano. Attualmente, infatti – afferma il numero uno di Cia Umbria - il prezzo del prodotto finito non copre minimamente il costo di produzione".
In conclusione, Cia Umbria chiede la possibilità di sedersi intorno a un tavolo per una programmazione pluriennale, al fine di offrire un contratto che rispetti la dignità di nostri produttori umbri, sia in termini di durata che di valore economico.
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