Rincari delle materie prime e dell'energia, costi in aumento per approvvigionamento dei foraggi a causa della siccità, volatilità dei prezzi sui mercati.
Il presidente Bartolini: "Difficoltà senza precedenti che rischiano di mettere ko gli allevatori"
PERUGIA - Per gli allevatori umbri un inizio d'anno amaro. "In questa fase delicata che ha visto gli allevatori contenere le perdite causate dai rincari, non solo dei costi di produzione e dell'energia, ma anche dei mangimi e carburanti, il rischio è quello che le aziende cessino le attività, non riuscendo più a sostenere le spese".
Lo ha detto il presidente di Cia Agricoltori Italiani dell'Umbria Matteo Bartolini lanciando l'allarme per una crisi dilagante senza precedenti del settore della zootecnica.
"Tra i mercati in ansia, quelli delle carni di pregio, come quello della Chianina dove, agli aumenti dei costi di materie prime e servizi, si sono aggiunti anche quelli causati dalle sfavorevoli condizioni metereologiche. La siccità ha limitato i pascoli dei capi di bestiame, rendendo necessario l'approvvigionamento dei foraggi i cui costi hanno visto una impennata, determinando ulteriori spese. Oltre a questo c'è la problematica della contrazione del mercato che vede la riduzione della domanda sia nel mercato interno che in quello di esportazione. A fronte dell'aumento di questi costi, ora si presenta un calo del prezzo di vendita del capo bovino che ha raggiunto i minimi storici (-10% per l'Igp).
Espressioni di queste evidenti difficoltà anche la situazione vissuta dalle aziende del comparto latte. Desta preoccupazione la richiesta avanzata nei giorni scorsi da una nota azienda territoriale agli allevatori umbri che dovranno aumentare il capitale sociale di 2 milioni di euro mediante il versamento dei soci in misura di un centesimo per ogni litro di latte prodotto nel 2023 per i prossimi 4 anni. Inoltre, a livello nazionale, anche se il latte è passato ad una quotazione di 40 centesimi a 60, con un aumento del 25% rispetto al 2022, le aziende si sono viste un aumento dei costi dei principali fattori produttivi senza precedenti.
In vista della Pasqua l'attenzione è alta anche sulla carne d'agnello il cui prezzo, dopo l'exploit dei consumi del Natale, è crollato nelle ultime settimane di circa il 30% a fronte di un aumento dei costi del 2022 di produzione del 10%. L'impatto maggiore è stato determinato dalle spese per i mangimi e i foraggi (rispettivamente +6% e +54%) che gli allevatori hanno dovuto acquistare per sopperire alla carente disponibilità causata dalla siccità.
Situazioni che descrivono delle difficoltà senza precedenti che rischiano di mettere ko gli allevatori. Chiediamo al governo regionale – conclude Bartolini - l'avvio di un tavolo di lavoro finalizzato ad un piano zootecnico che vada ad analizzare e risolvere le problematiche del settore, inserendole anche in un nuovo e rinnovato approccio produttivo anche in linea con le politiche europee in merito al benessere animale e ambientale e per offrire nuove opportunità di mercato alle produzioni di qualità umbre".
Cia Agricoltori italiani dell'Umbria
Ufficio stampa
Cristiana Mapelli 338 3503022
ORVIETO - Lo "Sviluppo agricolo dell'Alto Orvietano" al centro di un incontro promosso da Cia Agricoltori italiani dell'Umbria che si svolgerà giovedì 12 gennaio, alle ore 16, presso il teatro comunale di Fabro Scalo.
"E' questa una prima iniziativa – ha detto Costantino Pacioni, presidente di Cia Orvieto - per cercare, esporre e condividere prospettive e progettualità di sviluppo dell'Alto Orvietano che potrebbero avere ricadute anche nell'ambito del patrimonio regionale. L'obiettivo è la valorizzazione di quel territorio che si trova al confine tra Toscana, Lazio e Umbria, prevalentemente vocato all'agriturismo, ma con diverse colture, come quella dell'ulivo, della vite, e una discreta presenza della zootecnia. L'occasione potrebbe essere anche quella di guardare ai finanziamenti previsti dalla nuova programmazione comunitaria 2023 -2027".
All'appuntamento, a cui sono stati invitati gli amministratori locali, parteciperanno Matteo Bartolini, presidente di Cia Agricoltori italiani dell'Umbria, Costantino Pacioni, presidente Cia Orvieto e Cinzia Crocili, responsabile regionale del Caa - Cia.
Cia Agricoltori italiani dell'Umbria
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Dal Trasimeno all'Orvietano, sempre più aziende agricole locali di Cia Umbria, oltre ai terroir tradizionalmente conosciuti, si sono messe in gioco con la produzione di spumanti
Confermato il trend positivo negli agriturismi scelti come meta di tante famiglie italiane dove trascorrere le festività
PERUGIA – Bollicine made in Umbria per brindare alle festività del Natale e all'anno nuovo. Oltre ai prodotti della tradizionale gastronomica come le lenticchie, la notte di San Silvestro vedrà come protagoniste le bollicine locali. "Nonostante in Umbria non ci sia la tradizione della spumantizzazione, come invece accade nel nord d'Italia, i produttori agricoli del territorio negli ultimi anni hanno vissuto una vera e propria evoluzione qualitativa". Lo ha detto Nicola Chiucchiurlotto dell'azienda agricola Madrevite a Castiglione del Lago, tra le imprese associate a Cia Agricoltori dell'Umbria. In Umbria, infatti, sono sempre di più le aziende che, oltre ai terroir storicamente e tradizionalmente conosciuti, scelgono di differenziarsi e mettersi in gioco con un prodotto che al mercato piace. "I piccoli e grandi produttori umbri – ha aggiunto Chiucchiurlotto - hanno dimostrato l'ascolto contemporaneo di una lettura adeguata allo scenario enologico moderno che, parallelamente alla valorizzazione delle peculiarità del territorio, li ha portati ad affacciarsi al mondo delle bollicine".
Dalle dolci colline del Trasimeno fino a quelle dell'Orvietano. Anche qui alcune aziende agricole si sono affacciate alla produzione di bollicine con ottimi risultati. "Abbiamo imbottigliato Simcha' spumante Brut metodo Charmat e Simcha' spumante Brut metodo Classico – ha detto Massimo Ciaffardini Ceo&Founder dell'azienda agricola Casale Ciaffardini srl, in località Poggente, Orvieto Sono vini che ci stanno dando grandi soddisfazioni. Oltre alle nostre vigne, alla posizione collinare e ventilata, e alle proprietà dei nostri terreni, ruolo fondamentale è giocato dal nostro enologo, Prof. Riccardo Cotarella, tra i migliori al mondo. Possiamo dire che anche l'Umbria sa fare ottime bollicine che non hanno nulla da invidiare a quelle venete o francesi".
Bollicine anche in località Rocca Ripesena sempre nell'Orvietano. "E' stata un'idea di mio figlio, che è enologo – ha spiegato Giovanni Dubini all' azienda agricola Palazzone - . E' una produzione limitata, che stiamo sperimentando ma che, devo ammettere, ha riscosso successo". Insomma, l'Umbria premia le feste. Anche quest'anno le famiglie italiane scelgono di trascorrere Natale, Capodanno e l'Epifania negli agriturismi umbri che in questi giorni e nei prossimi accoglieranno molti tristi che vogliono coniugare il piacere di una location nella natura, i confort e le bellezze del patrimonio artistico delle città umbre. "La stagione è andata bene – ha concluso Dubini che gestisce anche un agriturismo-, le prospettive per il 2023 sono buone e le prenotazioni, rispetto a quelle del 2022, sono in aumento".
Cia Agricoltori italiani dell'Umbria
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