Le guerre alimentari globali al tempo del virus". Lunedì 16 novembre ore 18.00 presentazione on line del libro di Maurizio Martina
Introdotti dal presidente di Cia Umbria, Matteo Bartolini, dialogheranno con l'autore: Giulio Menato, capo Unità aggiunto Commissione Europea DG AGRI-Internazionale-Americhe; Raimondo Serra, capo Unità aggiunto Commissione Europea DG AGRI Internazionale-Asia e Austrialia, Fabio Artuso, senior Trade Specialist World Bank; Filippo Gallinella, presidente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati; Roberto Morroni, vicepresidente Regione Umbria Assessore alle Politiche Agricole e Agroalimentari e Dino Scanavino, presidente Nazionale Cia-Agricoltori Italiani.
link yotube: https://youtu.be/kVjjYwW12iU
OLIO, VINO, CARNI: FATTURATI IN CALO DAL 40 AL 60% CON L'UMBRIA ARANCIONE E I RISTORANTI CHIUSI
Bartolini: "Appello ai consumatori e alla GDO ad acquistare cibo locale. Attivo il sito Cia per la spesa a domicilio direttamente dall'azienda agricola"
Perugia – Il mondo agricolo non urla, ma lotta per sopravvivere alla seconda ondata di Covid. Con l'Umbria color arancione e lo spettro di un nuovo lockdown, l'intero comparto produttivo rischia il collasso con fatturati che crollano dal 40 al 60% in diversi comparti. Cia Umbria lancia l'allarme dopo un'analisi di alcuni strategici settori, sull'anno nero dell'emergenza sanitaria. Olio, vino, carni,: comparti ricaduti in grande sofferenza nelle ultime settimane, e per i quali non si intravede ad oggi alcun sostegno economico né dal governo, né dalla giunta regionale.
OLIO
Lo stock di olio extravergine d'oliva italiano è salito rispetto al 2019 segnando +85,9% (Fonte report Frantoio Italia ICQRF del 4/11). In totale sono oltre 155mila le tonnellate di extravergine stoccato oggi nei frantoi italiani, di cui ben 12.885 in Umbria, che supera così la Calabria, il Lazio e la Sicilia. Il dato- spiega Cia Umbria – deve essere letto soprattutto tenendo conto dei grandi confezionatori e non in riferimento ai piccoli produttori di olio 100% umbro, i quali però affrontano nuove e pesanti criticità. "Ad oggi il nuovo blocco causato dalla seconda ondata di Covid provoca grande difficoltà nelle vendite – racconta un produttore Cia della zona di Montefalco – Il blocco degli spostamenti da un Comune all'altro ha frenato gli ordini. Nel frattempo, aspettando di capire quando potranno venire a ritirarlo, i clienti comprano l'olio in offerta alla Gdo per il fabbisogno familiare quotidiano. Esempio è quello di un gruppo di acquisto del Veneto che ogni anno acquistava da noi circa 130 litri di olio, che poi spedivo, e che quest'anno non compreranno affatto. Bloccate anche le spedizioni in Germania, dove spedivo con regolarità ogni anno il nostro olio. A questo si aggiunge lo stop del canale Horeca, che segna per i produttori che avevano accordi con i ristoranti dell'Umbria un -40%. È una grave perdita che non verrà recuperata, almeno per quest'anno. Per quanto possibile – continua il produttore – cerchiamo di organizzarci per consegnare a domicilio, ma non sempre ci riusciamo, perché il personale è ridotto e viene impiegato sul campo".
VINO
Un brusco segno meno anche per il comparto vino. "Nel 2020 abbiamo registrato -63% di fatturato, - racconta Valentino Valentini dell'Az. Agricola Bocale, viticoltore di Montefalco – Considerando che siamo un'azienda che non vende alla Gdo, e abbiamo un mercato 70% estero e 30% italiano. Lo scorso anno chiudevamo l'anno a +30%, ma adesso con il blocco del Nord Europa, Stati Uniti e Cina, i risultati sono preoccupanti. Questa seconda ondata di Covid arriva, inoltre, in autunno, che è il momento più importante per un'azienda vitivinicola. Abbiamo avuto una bolla d'ossigeno in estate, ma ora questa chiusura ci riporta in crisi. Non siamo contrari alle misure per arginare il contagio, ma dobbiamo trovare soluzioni per non morire d'economia. Comprendiamo - conclude l'imprenditore agricolo - l'emotività nei confronti di settori più evidenti, come la ristorazione, ma dietro a questo c'è anche allevamento, ortofrutta, viticoltura, olivicoltura, tutto il sistema dell'approvvigionamento della ristorazione stessa, che non si può fermare. Non possiamo mettere in cassa integrazione le viti! Gli aiuti iniziali sotto l'aspetto contributivo e sulla liquidità rischiano di non essere più sufficienti, tenendo conto, inoltre, che tutti i settori hanno avuto oltre al sostegno nazionale, ulteriori 25mila euro con il 'bando restart' dalla Regione Umbria: bando dal quale è stato escluso il mondo agricolo, che non ha beneficiato di un centesimo in più".
CARNI
Luci e ombre nel 2020 per il settore zootecnico e il consumo di carni. "Normalmente, novembre è un mese di forti acquisti. Oggi, invece, il venduto è a -40% rispetto al 2019".Così Mirko Biocchetti, allevatore di bovini e membro di giunta Cia Umbria, che imputa il calo alla chiusura dei ristoranti, ma anche di alcune mense scolastiche e aziendali, private e pubbliche. "Nessuno si azzarda a ordinare grandi quantità, i grossisti e i macellatori acquistano solo qualche capo, per non rischiare di avere sul groppone carne invenduta. È una catena al ribasso dovuta all'incertezza. Difficile, inoltre, pensare alle consegne a domicilio per le carni, perché occorre, per legge, un automezzo dotato di cella frigorifera: un investimento troppo alto che non verrebbe ammortizzato. Nel frattempo, continuiamo a sostenere i costi per allevare gli animali, conclude Biocchetti. La nota positiva la suona Lucio Tabarrini, presidente Federcarni Umbria e gastronomo, che parla di una svolta culturale nei consumi. "Si è alzata molto l'asticella della qualità sulle carni che i clienti, sempre più giovani, richiedono al banco; è salito lo scontrino medio e si fa scorta per preparare i grandi piatti di carne a casa, riscoprendo anche le cotture lente in tempo di smart working. Ci siamo riappropriati della cura del cibo, dello stare insieme in famiglia a tavola. Da ogni male, anche in questa pandemia, può nascere qualcosa di buono".
Sarà un Natale del tutto nero? Cia Umbria chiama all'appello gli umbri per sostenere le produzioni agricole in questi momento di nuova contrazione economica. "Le misure restrittive previste per il canale Horeca (bar, ristoranti), valgono una perdita di quasi 41 miliardi di euro per il settore alimentare italiano, - dichiara Matteo Bartolini, presidente Cia Umbria -. Ecco perché Cia-Agricoltori Italiani chiede ai consumatori, così come alla Grande Distribuzione Organizzata, di sostenere concretamente i produttori umbri, acquistando frutta, verdura, latte, formaggi, carne, vino, ma anche fiori e piante, dalle nostre aziende agricole". Ricordiamo, infine, che è attivo il portale Cia "I Prodotti dal campo alla Tavola" (https://iprodottidalcampoallatavola.cia.it) per ordinare i prodotti locali dalle aziende agricole e farseli consegnare a casa.
Per interviste e approfondimenti:
Emanuela De Pinto
Ufficio Stampa Cia Umbria
Tel. 340.9200423
Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Il quadro di Cia Umbria su varietà, rese, qualità e incremento produttivo nelle 5 sottozone della DOP Umbria
Perugia – Olio, è l'annata migliore dal 2014 a oggi. Per la campagna olearia 2020-2021 appena iniziata in molte zone del territorio regionale, l'Umbria segna un incremento rispetto allo scorso fino al 50% grazie ad un andamento stagionale particolarmente favorevole sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, con un'estate non siccitosa e scarsissimi attacchi della mosca olearia. Le rese sono ancora basse, in quanto in questo preciso momento le olive sono ancora cariche di acqua, mentre le varietà Leccino e Moraiolo non hanno ancora completato l'invaiatura (cambio colore della drupa) e pertanto la raccolta è ancora precoce. E' quanto conferma la Cia-Agricoltori Italiani dell'Umbria dopo un giro di verifiche e consulenze con i frantoiani associati, riuscendo in questo modo ad avere un quadro chiaro e sintetico di come procede la raccolta in tutte le 5 sottozone umbre in cui la nostra Dop è suddivisa.
Colli del Trasimeno
Perugino
Qui le varietà più produttive sono state il Frantoio e il Leccino, con rese (al 16 ottobre, ndr) che sfiorano l'8% e un incremento produttivo del 50% che riporta il sorriso e il buonumore ai frantoiani, rispetto all'anno difficile del 2019. La qualità si preannuncia elevata.
Trasimeno
Nei dintorni del lago umbro, si registra una produttività ottima di tutte le varietà di olivo, in modo particolare la Dolce Agogia, con rese intorno al 9-10% e un incremento produttivo che oscilla dal 40 al 50% rispetto all'anno precedente, e una qualità dell'olio nuovo ottima.
Colli Assisi-Spoleto
Nella fascia olivata Assisi-Spoleto, patrimonio Unesco, la fanno da padroni il Leccino e il Moraiolo, mentre si registra una produttività leggermente ridotta per la varietà Frantoio che risente ancora dei danni da freddo del 2018 (le piante sono in fase di ricostituzione). Le rese si attestano al momento intorno all'8,5-9%, con un +35% di produttività rispetto al 2019 e una qualità dell'olio che sarà, come annunciato dai produttori di zona, la migliore negli ultimi 6 anni, dal 2014.
Colli Martani
In questa sottozona le varietà che hanno mostrato una produttività maggiore sono il Moraiolo e il Leccino, con rese dell'8% e un aumento sulla produzione che va dal 40 al 50%, con una qualità elevata.
Colli Orvietani
Spicca in questa zona la maggiore produttività della varietà di olive Leccino, ma le rese sono ancora basse (7%) e una produzione raddoppiata rispetto al 2019 (+50%). Anche in questo contesto, la qualità dell'olio nuovo sarà elevata.
Colli Amerini
Nella bassa Umbria (Ternano) tutte le varietà sono arrivate a maturazione in situazione ottimali, con olive sane: Leccino, Frantoio, ma anche Rajo. Ha sofferto un po' il Moraiolo, per via di una fioritura leggermente anticipata in una settimana di clima non proprio perfetto. La produzione è più che buona, con +30% rispetto agli ultimi 3 anni, molto difficili. Qualità, anche qui, ottima.
"Finalmente quest'anno – dichiara Leonardo Comaschi, produttore e resp. Settore olivicolo Cia Umbria – potremo tornare ad offrire un olio di altissima qualità ai consumatori che sono sempre più attenti e consapevoli verso le produzioni certificate e anche biologiche. Se la ripresa della produzione ci fa ben sperare, le ultime notizie sull'impennata di nuovi contagi da Covid ci preoccupa molto. Sappiamo per esperienza, infatti, che in situazioni economicamente instabili e difficili come quella che attraversiamo tutti adesso, con questa epidemia ancora in corso, i conti del bilancio familiare orientano le scelte alimentari e spendere il giusto prezzo per un olio buono, sano e locale al 100% non è scontato. Come produttori facciamo un appello al consumo consapevole, per ridare stimolo all'economia del territorio, un'economia veramente circolare e sostenibile, che permetta lo sviluppo e la crescita di tutti".
Qual è il giusto prezzo?
La Cia Umbria dà un'indicazione di prezzo per acquistare un buon olio umbro, salubre e garantito: per una bottiglia da 1 litro, il prezzo non dovrebbe scendere al di sotto di 10-11 euro. Solo così verrà rinnovato quel patto di onestà tra il produttore e il consumatore, e si darà il giusto valore a un prodotto unico che è simbolo del Made in Italy agroalimentare nel mondo. Non ci resta che augurare buona bruschetta!
Per interviste e approfondimenti:
Emanuela De Pinto
Ufficio Stampa Cia Umbria
Tel. 340.9200423
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.