L'agricoltore può intervenire in modo diretto, senza la presenza di guardie venatorie
Bartolini: "Lavorare insieme per l'equilibrio tra caccia, tutela degli animali e salvaguardia dell'economia nelle aree rurali"
Perugia – Agire velocemente senza più perdere tempo per limitare i danni, difendere l'impresa agricola e la propria incolumità. Più autonomia negli interventi, più trappole, tempi brevissimi per le autorizzazioni agli agricoltori, tempestive segnalazioni delle situazioni di pericolo e immediate azioni di contenimento per tutelare l'incolumità pubblica. Segna un altro passo in avanti per affrontare la questione fauna selvatica, la comunicazione che la Regione Umbria ha inviato alle tre associazioni agricole regionali dopo l'incontro che si è tenuto lo scorso 29 giugno. La nota chiarisce un punto fondamentale dando il via libera gli agricoltori che subiscono l'attacco dei cinghiali al contenimento diretto, siano proprietari o conduttori, senza che sia necessaria la presenza di guardie venatorie nel momento in cui si imbraccia il fucile.
"È un'altra vittoria delle associazioni agricole dell'Umbria e di Cia in particolare, visto che quella sul contenimento dei danni da animali selvatici alle imprese agricole è una battaglia che portiamo avanti con forza ormai da qualche anno – commenta il Presidente Cia Umbria Matteo Bartolini - . Poter cacciare in qualsiasi momento, anche di notte, e senza le guardie rappresenta un altro passo importante da parte di questa Giunta regionale per sbloccare la situazione di stallo in cui ci troviamo ormai da tempo. Ne prendiamo atto con soddisfazione e sottolineiamo - ribadisce Bartolini - l'importanza dello stare insieme di tutte le associazioni di categoria, che rappresentano e tutelano il lavoro degli agricoltori sul territorio, nella visione e nell'ottenimento di un equilibrio che permetta l'attività venatoria, il controllo e la tutela degli animali selvatici e, al contempo, la salvaguardia dell'economia delle aziende agricole che operano, tra non poche difficoltà, nelle aree rurali. Attendiamo adesso, in tempi brevi, l'approvazione del nuovo piano di contenimento dei cinghiali e del nuovo regolamento della caccia di selezione, tenendo conto delle esigenze degli agricoltori ormai sotto assedio non solo dai cinghiali, ma anche dai caprioli e, non dimentichiamolo, anche e sempre più spesso, dai lupi".
Perugia, 1 luglio 2020
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Emanuela De Pinto
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Le linee guida per la didattica a settembre in accordo con la proposta presentata al Vice ministro Ascani da Cioa Umbria un mese fa
Sfruttiamo le 'aule verdi' delle Fattorie Didattiche Certificate del territorio
Perugia - Apprendiamo con positività le linee guida della Ministra all'Istruzione Lucia Azzolina sul rientro a scuola a settembre. Le indicazioni ministeriali lasciano ampio spazio alla proposta presentata lo scorso 26 maggio da Cia Umbria al Vice Ministro On. Anna Ascani in video call, in cui suggeriamo di usufruire del sistema certificato delle fattorie didattiche dell'Umbria, a supporto della tradizionale scuola, a partire dal nuovo anno scolastico. Le linee guida annunciate aprono, infatti, alla possibilità di fare didattica in sicurezza, 'adottando anche spazi diversi dagli edifici scolastici e quindi usufruendo, in base alle disposizioni di enti locali e delle varie associazioni, di spazi nuovi dove accogliere i ragazzi'. Non solo, al punto 2 del documento circolato dal Ministero, c'è un richiamo specifico allo sviluppo sostenibile e all'educazione ambientale, in relazione agli obiettivi dell'Agenda 2030 dell'Onu. La didattica, si legge, 'deve prevedere anche la costruzione di ambienti di vita orientati al benessere psico-fisico, alla sicurezza alimentare, alla tutela dei patrimoni materiali e immateriali delle comunità, il rispetto per gli animali'.
"Concetti che si sposano perfettamente con la nostra proposta - spiega il Presidente Cia Umbria Matteo Bartolini - presentata all'On. Ascani circa un mese fa, che ringraziamo per la sensibilità e l'impegno dimostrati. Le Fattorie Didattiche, con le loro aule a norma di legge e i percorsi didattici certificati e autorizzati da enti preposti, sono presenti su tutto il territorio regionale con una rete organizzata di conoscenze e competenze, in luoghi privilegiati che garantiscono ampi spazi all'aria aperta e in aula, circondati da una natura incontaminata. Sono strutture di accoglienza organizzate secondo rigidi standard di qualità per un'utenza trasversale ed eterogenea che possono rappresentare l'alternativa migliore alla scuola tradizionale".
"La soluzione a cui abbiamo pensato - conclude Bartolini - con l'uso di 'aule verdi' viene già utilizzata da molti anni con successo nel Nord Europa. Da un lato, permette la continuità dell'istruzione senza attendere tempi lunghi per adeguare gli edifici scolastici pubblici con nuove aule, e senza spese aggiuntive per la formazione dei docenti e l'acquisto di tecnologie per la didattica a distanza; dall'altro è l'occasione per creare percorsi alternati, ad esempio settimanali, di didattica in classe e all'aria aperta, così da permettere a tutti di vivere le medesime esperienze. La realtà delle Fattorie Didattiche Certificate rappresenta un'importante risorsa per diffondere tra le generazioni i principi dell'"agricultura", acquisendo una 'coscienza agricola' che è parte della nostra storia regionale. Concetto che si lega benissimo anche con il ritorno dell'insegnamento a scuola dell'educazione civica".
Le Linee guida ministeriali lasciano ampi margini di manovra alle Regioni e ai dirigenti scolastici. Ecco perché la proposta di Cia Umbria è stata già condivisa con l'Ufficio Scolastico Regionale dell'Umbria, l'Anci, e gli Assessorati all'Istruzione e all'Agricoltura della Regione Umbria. Un incontro per discutere i dettagli è previsto il 1° luglio.
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CINGHIALI, GIUSTA LA SCELTA DEL NUOVO CALENDARIO VENATORIO IN LINEA CON LE REGIONI CONFINANTI
Perugia – Lo stanziamento dei fondi regionali per i danni alle aziende agricole causati dai lupi, basta a coprire solo un terzo delle domande che ogni anno arrivano alla Regione Umbria. L'ammontare stanziato per il 2020 è di appena 70mila euro nonostante, come gli stessi numeri dicono, la cifra che servirebbe per risarcire ogni richiesta dovrebbe essere almeno tre volte tanto. Non solo queste risorse sono inadeguate, ma rimangono invariate da anni, nonostante l'aumento dei lupi e degli attacchi registrati ormai in tutta la Regione, anche in zone di collina. Una cifra irrisoria, inoltre, considerando anche il periodo difficile sotto l'aspetto economico che stanno vivendo tutte le aziende, specie quelle agricole ubicate in aree rurali marginali e, proprio per questo, ad alto rischio di isolamento sociale e finanziario.
Il modus operandi di Cia, però, è quello di lavorare sulla prevenzione, piuttosto che sperare nell'aumento dei fondi. Per questo, appoggiamo pienamente la decisione dell'Assessorato all'Agricoltura guidato da Roberto Morroni di adeguare il calendario venatorio regionale a quello delle regioni confinanti, come le Marche, e aprire la caccia da novembre a gennaio. In questo modo, si evitano gli spostamenti dei cinghiali nei periodi in cui l'abbattimento è consentito in un territorio ma vietato in un altro, e si dà continuità agli interventi dei cacciatori, limitando il numero degli animali e, di conseguenza, dei danni. Il plauso di Cia-Agricoltori Italiani dell'Umbria, quindi, all'assessore Morroni per questa responsabile decisione che, secondo il nostro parere, darà dei risultati concreti già nella stagione 2020/2021. Chiediamo, al contempo, che l'azione di contenimento della specie cinghiale attraverso i prelievi selettivi in ottobre, sia in braccata che singola, venga estesa a tutto il territorio regionale e non, come proposto oggi, solo nelle zone bianche, considerando che non esiste più alcuna differenza tra zone vocate e non vocate per i cinghiali, come abbiamo più volte documentato.
Se è vero che i soldi stanziati per i danni da lupi sono insufficienti, è altrettanto vero che con questo nuovo calendario venatorio, la Regione Umbria potrà risparmiare delle risorse per sanare le questioni ancora non risolte, come quella dei caprioli, per i quali ci arrivano molte segnalazioni di danni alle coltivazioni arboree, con vigneti e uliveti gravemente rovinati dopo il passaggio di questi animali selvatici. Per questo motivo, Cia Umbria resta a disposizione per un confronto con l'Assessorato e le altre organizzazioni di categoria, per trovare al più presto un modo per affrontare in modo serio il problema della fauna selvatica in Umbria.
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