Latte, necessario aumentare il prezzo
Accordo latte, Cia e Confagricoltura: "in Lombardia raggiunto l'obiettivo di dare un quadro di certezze al settore, in Umbria ancora troppo lontani da adeguati livelli di remunerazione"
“Con senso di responsabilità verso il mondo produttivo le nostre Confederazioni hanno firmato un accordo per la vendita del latte alla stalla dall’allevatore al trasformatore, valido solo in Lombardia, per la definizione del prezzo del latte per il prossimo semestre (agosto 2013-gennaio 2014) di cui potranno beneficiare anche i non associati e che incrementa il prezzo medio del latte alla stalla di quasi il 9 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”. Lo hanno dichiarato in una nota congiunta i presidenti di Cia e Confagricoltura dell’Umbria, Domenico Brugnoni e Marco Caprai.
Il prezzo fissato è di 42 centesimi di euro al litro, oltre ai premi qualità.
La cosa sorprendente è che l’accordo è stato contestato da Coldiretti che ha argomentato la posizione dicendo che “il mercato dei prodotti lattiero-caseari è a dir poco euforico e sul mercato interno il settore è quello che ha risentito meno la crisi dei consumi e dell’export….. “. “ Come è possibile una posizione di questo genere quando il latte umbro, che ha costi di produzione molto superiori a quelli degli allevamenti della pianura Padana, viene pagato di meno, 38 centesimi a dicembre e 40 oggi? – si chiedono i due presidenti –. Gli allevatori della regione hanno bisogno di risposte concrete e non di slogan incoerenti. Con gli slogan non si fa bilancio, non si produce reddito e non si crea lavoro”.
“La situazione dei produttori di latte umbri è pesantissima - afferma Caprai - se è vero che il prezzo del latte “spot” (quello acquistato dai trasformatori al momento del bisogno), oggi intorno ai 48 centesimi, non dà una visione corretta del mercato, fino a quando potranno resistere con costi di produzione in continua lievitazione ed una remunerazione del prodotto talvolta sotto al minimo di mercato?”
Secondo Brugnoni “è indispensabile che il latte prodotto dagli allevatori umbri raggiunga un prezzo dignitoso; l’attuale è insostenibile. L’Umbria non può permettersi di mantenere in difficoltà un settore importante come quello lattiero-caseario senza esplorare a fondo percorsi di adeguata remunerazione dei produttori”.
Perugia, 2 agosto 2013
Chieste regole chiare e stabili per consentire agli imprenditori di investire
Discutere le problematiche del settore e il Piano zootecnico, preadottato dalla Giunta regionale. È stato questo l’obiettivo dell’incontro che si è svolto, giovedì 25 luglio, al Park hotel di Ponte San Giovanni, a Perugia, e che ha visto protagoniste Cia Umbria e Confagricoltura Umbria. Al tavolo, infatti, Domenico Brugnoni, presidente di Cia Umbria e Marco Caprai, presidente regionale di Confagricoltura, a confronto con l’assessore alle politiche agricole e agroalimentari della Regione Umbria, Fernanda Cecchini. “La posizione di Cia Umbria – ha detto Brugnoni - è di grande attenzione riguardo al settore zootecnico, un patrimonio per la società civile, che sta subendo diverse pressioni a livello economico e normativo. È opportuno essere vigili rispetto alle dinamiche e alle regole che lo interessano. Per questo chiediamo all’ente regionale semplificazione normativa e certezza per le aziende zootecniche che vogliono continuare a produrre e investire. Chiediamo un Piano che rappresenti un riferimento valido anche per la prossima programmazione regionale di sviluppo rurale 2014-2020”. “Quello che chiediamo per il settore della zootecnia – gli ha fatto eco Caprai – sono regole certe, semplici, stabili e di lungo periodo, per garantire la libertà alle imprese di continuare a produrre e poter pianificare. Non si può concepire, per esempio, come è stato fatto, un intervento che basa le prospettive del settore sulla proroga di una scadenza prevista dal piano di tutela delle acque. Questo è un modo ancora oggi di trattare il fare impresa, di fare economia a cui non possiamo stare e lo dobbiamo dire. Chiediamo, per questo, innanzi tutto, un piano strategico di lunga durata e poi delle norme, anche in un quadro di sostenibilità ambientale, che permettano agli imprenditori di fare i loro investimenti e raggiungere i loro obiettivi”. Le associazioni ritengono necessario, che, rispetto al Piano zootecnico preadottato, venga approfondita la questione ambientale. Chiedono, poi, una normativa che garantisca di poter mantenere o incrementare gli allevamenti e la condivisione da parte dell’ente regionale con gli operatori della filiera degli scenari futuri che si prospettano per il settore. Hanno, inoltre, sollevato alcune problematiche, per le quali si chiedono risposte, come la non competitività dell’Umbria perché ha costi di produzione più alti, rispetto ad altre regioni italiane, dovuti anche ai problemi logistici per l’approvvigionamento delle materie prime. Una questione centrale è risultata quella dello smaltimento dei reflui che possono diventare, nell’opinione di Cia e Confagricoltura dell’Umbria, una risorsa se si pensa ad un loro riutilizzo in agricoltura. “Il Piano zootecnico – ha detto l’assessore Cecchini – cerca di indagare fino in fondo i connotati del settore nella regione per renderlo più moderno e funzionale, con la possibilità di dare ai cittadini una carne qualificata, certificata e che possa competere nei mercati. Fin qui la concertazione è avvenuta con una platea molto qualificata che ha compreso anche rappresentanti della zootecnia umbra in termini di associazioni agricole, ma anche di professionalità dell’Università degli Studi di Perugia. Da oggi inizia un seconda fase di partecipazione, quella più vera con il mondo produttivo degli allevatori. L’obiettivo è quello di affermare che in Umbria si può e si deve continuare ad allevare, i bovini, i cavalli e gli ovicaprini perché la tradizione, i connotati del territorio e tutto lo spazio rurale hanno bisogno delle imprese agricole che allevano per essere presidiati”.
Perugia, 26 luglio 2013
Grazie alla collaborazione con Cia, Confagricoltura e la Facoltà di Agraria dell’Ateneo perugino, ad Assisi, dal 20 al 22 settembre, i prodotti locali saranno protagonisti di degustazioni guidate, convegni a tema, esposizioni promozionali e workshop
La terza edizione delle Giornate della Dieta Mediterranea, che si terrà in contemporanea al WTE, World Heritage Tourism Expo, al Teatro Lyrick di Assisi, dal 20 al 22 settembre, sarà l’occasione per celebrare non solo la Dieta Mediterranea come vero e proprio stile di vita, ma anche tutti quei prodotti dell’agricoltura umbra che vi rientrano a pieno titolo, come olio, cereali, vino, frutta e verdura, latticini e carne.
Con questo obiettivo si rinnova e si rafforza la partecipazione all’evento dei produttori locali, aderenti alle associazioni di categoria CIA e Confagricoltura, che hanno scelto, per il secondo anno consecutivo, di essere al Lyrick.
“La Dieta Mediterranea rappresenta una grande ricchezza da valorizzare anche per la promozione dei nostri territori –sostiene Domenico Brugnoni, presidente della Cia dell’Umbria-. Protagonisti di questa azione devono essere gli agricoltori che oggi, attraverso iniziative e progetti innovativi come “La Spesa in Campagna” della Cia, hanno l’opportunità di promuovere le tante produzioni di qualità e le eccellenze enogastronomiche. Il palcoscenico offerto dal WTE ad Assisi costituisce in questo senso un’occasione unica per comunicare un’arte, quella della produzione del made in Italy agroalimentare, che trova la sua esaltazione nella Dieta Mediterranea”.
Non dimentichiamo, infatti, che quando parliamo di Dieta Mediterranea, si intende un modello alimentare che è anche un ricco e variegato insieme di conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola. Nel 2011, il Comitato Intergovernativo dell’UNESCO l’ha voluta inserire nella lista dei beni patrimonio immateriale dell’umanità, riconoscendone così l’alto valore culturale che essa ha per le popolazioni del Mediterraneo.
Proprio per questo, anche Confagricoltura Umbria si dice “lieta di partecipare al WTE di Assisi in quanto –come precisa il Presidente Marco Caprai – si ritiene "La dieta mediterranea" elemento centrale per la promozione dei prodotti agroalimentari umbri, delle aziende e di tutto il territorio. Consideriamo Assisi il luogo ideale per celebrare la dieta mediterranea e per accogliere gli ospiti che arriveranno da tutto il mondo. La nostra partecipazione, attraverso la presenza di valide e operative aziende agricole –conclude il Presidente Caprai-, vuole rafforzare l'importanza che la nostra regione ha nel rappresentare a 360° gradi la Dieta Mediterranea anche per la sua centralità geografica in Italia e in tutto il Mediterraneo.
Anche la Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia non ha voluto mancare, quest’anno, l’appuntamento con le Giornate della Dieta Mediterranea. Per l’occasione ha ideato un apposito questionario, rivolto alle aziende della filiera agroalimentare italiana sul tema dell’innovazione di prodotto nella Dieta Mediterranea. Obiettivo dello studio è quello non solo di valutare come l’innovazione del prodotto agroalimentare può essere strumento di competitività, pur nel rispetto della tradizione, ma anche di suscitare una riflessione degli operatori del settore rispetto alla propria situazione e al proprio futuro. I risultati del questionario saranno quindi resi noti e discussi nell’ambito di incontri organizzati durante le Giornate in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economico-Estimative e degli Alimenti dell’Università di Perugia.
I prodotti dell’agricoltura umbra saranno, quindi, protagonisti di appositi spazi espositivi dove il pubblico della kermesse potrà conoscerli e gustarli, di appuntamenti di degustazione guidata, momenti di approfondimento dedicati sia ai visitatori che agli operatori.
“La Dieta Mediterranea –spiegano gli organizzatori della manifestazione- non è importante solo per l’aspetto salutistico, ma ha anche una valenza sociale (pensiamo a quale importante momento di coesione è il pasto in comune), oltre che economica, legata allo sviluppo di mestieri e attività tipiche, e ambientale. Il nostro intento è di fare rete con gli operatori della filiera agroalimentare umbra per mostrare concreti ed interessanti esempi di come questi valori si sono sviluppati nel tempo nel nostro territorio, conosciuto ovunque per la qualità della vita che vi si può vivere, patrimonio da non perdere e anzi da valorizzare”.